Si porta una riflessione in merito alle persone che dormono in strada a Verona definite
genericamente e, con notevole senso della semplificazione, “senza fissa dimora”
Sono diversi i motivi per cui una persona si trova ad un certo punto della propria vita a dormire in
strada e vivere la condizione del disagio abitativo estremo: difficoltà personali, dipendenza cronica
dalle sostanze, fragilità psicologica e, per le persone straniere, il fallimento del proprio progetto
migratorio.
La condizione assume le caratteristiche della drammaticità quando la vita in strada è permanente
seguendo il filo di una cronicità che incontra l’invisibile.
Le persone che dormono in strada non sempre vogliono o sono in grado di uscire da questa
situazione.
Gli operatori sociali a Verona offrono loro opportunità di cambiamento incontrandole direttamente
nei luoghi urbani della marginalità tramite un’azione di aiuto in perenne bilico tra la capacità di
convincimento, l’instaurazione di una relazione di fiducia ed il rispetto della volontà personale.
Nei luoghi dove la persona vive e dove si generano le condizioni della sofferenza individuale,
l’operatore sociale si inserisce come interlocutore privilegiato, negoziatore che ascolta, ricerca,
accoglie, ma anche informa, fornisce gli strumenti, accompagna e sviluppa risposte.
Verona offre diverse e specifiche possibilità di accoglienza e supporto sociale, grazie alla buona
collaborazione tra istituzioni e associazionismo, tramite servizi che rispondono sia alle emergenze
sia alle necessità dell’inclusione.
Molte sono state le persone che aiutate “passo passo” hanno trovato una soluzione di accoglienza
e di supporto relazionale decisivo per le loro vite.
Ci si è accorti che da pochi giorni non dorme più in strada un signore che stazionava da mesi in
prossimità delle Scuole Catullo a San Giorgio? E di un signore che dormiva sul marciapiede di via
Albere a Natale? E di una coppia in prossimità della Biblioteca Civica in via Leoncino? E di un
signore che stazionava con una tenda in prossimità di Corte Molon?
Si potrebbe continuare con il citare altre decine di persone che hanno trovato un aiuto concreto e
hanno saputo soprattutto “accoglierlo” come, del resto, elencare le persone che ancora si trovano
nella situazione della marginalità nonostante le possibilità di accesso nei dormitori cittadini e nelle
strutture di accoglienza.
Daniel non era, fino a quella sera, una persona che dormiva in strada la notte. Una circostanza
fatale lo ha portato in quella panchina del Pradaval con un cartone di vino per non svegliarsi mai
più. Ricordiamo Daniel ma anche tutti gli invisibili che a Verona trovano in queste sere d’inverno
rifugio, riparo e una possibilità di riscatto.